Gocce di sapere
Seleziona il categoria per conoscere le Gocce di sapere di tuo interesse.
Risultati
"Il percorso invisibile dell’acqua, motore del nostro progresso" di Günter Blöschl
(Ordinario di Costruzioni Idrauliche, Marittime ed Idrologia, Università di Bologna e Politecnico di Vienna)
1. L’acqua quotidiana è meravigliosa
Aprire il rubinetto e vedere arrivare l’acqua sembra un gesto normale, ma è il risultato di secoli di progresso. L’acqua che usiamo ogni giorno è meravigliosa: dietro a quel gesto si nasconde una rete idrica nascosta ma vitale, fatta di chilometri di condotte, serbatoi, centrali e sensori. Ogni goccia racconta una storia d’ingegno e fiducia.
L’acqua è stata il primo motore silenzioso del progresso umano. Ha permesso salute, industria, agricoltura, energia e la nascita delle città. E continua ad esserlo oggi. Per capire come ci siamo arrivati, è necessario ripercorrere la storia dell’acqua e dei sistemi creati dall’uomo per renderla accessibile.
2. Dal pozzo all’acquedotto: la conquista della salubrità
In epoca romana, i sistemi di rifornimento idrico più diffusi erano le fonti, i pozzi e le cisterne, fino alla costruzione dei primi acquedotti, che avviarono una nuova era tecnologica nella fornitura di acqua potabile. Esempi celebri sono l’Acquedotto Appio (312 a.C., 17 km) e l’Acquedotto Claudio (52 d.C., 69 km). Gli acquedotti erano indicatori di cultura e progresso: alimentavano strutture come le Terme di Diocleziano, permettevano spettacoli come le naumachie, e fornivano acqua a fontane come la Meta Sudans. I vantaggi degli acquedotti rispetto ai pozzi erano molti: maggiore disponibilità e quantità d’acqua, migliore qualità, distribuzione capillare nelle città, igiene e salute pubblica, supporto ad attività economiche e sociali. Un esempio è l’acquedotto romano della Regium Lepidi (Reggio Emilia).
Tuttavia, nel Medioevo, gli acquedotti caddero quasi tutti in disuso. Senza di essi ottenere acqua sicura era difficile, soprattutto nelle città. Le fonti d’acqua erano spesso contaminate, le città crescevano senza infrastrutture e mancavano conoscenze sull’igiene. L’acqua contaminata causò malattie come la peste manzoniana del 1630 (1,1 milione di morti) e il colera del 1835–1837 (circa 200.000 morti).
Nel 1854, a Londra, il dottor John Snow individuò la Broad Street Pump come origine del contagio di colera, grazie alla mappatura dei casi di malattia, dimostrando che la causa non erano i fumi velenosi nell’aria, come si pensava allora, ma l’acqua contaminata.
Da quel momento, la consapevolezza che l’acqua potabile fosse una questione di salute pubblica portò alla nascita degli acquedotti moderni. Si iniziò a captare acqua lontano dalle città: Esempi: 1858 Madrid, Canal de Isabel II (70 km); 1865 Parigi, Aqueduc de la Dhuis (130 km); 1873 Vienna, Hochquellwasserleitung (95 km). L’acquedotto viennese, inaugurato nel 1873, captava acqua da sorgenti, attraversava 30 ponti aerei, era lungo 95 km, con una portata media di 2 m³/s e un dislivello di 310 metri.
Nel 1885 anche Reggio Emilia costruì l’Acquedotto Levi (10 km), finanziato da Ulderico Levi e gestito dalla Société Metallurgique Lyonnaise. Dal 1924 furono introdotti sviluppi tecnologici per aumentarne pressione e portata. Le acque provenivano da sorgenti di sub-alveo del Torrente Enza. Le opere di presa erano cinque, con sorgenti di diametro 9,50 m, basate su infiltrazioni d’acqua attraverso strati ghiaiosi, per una portata media di 23 l/sec. Il condotto lungo circa 10 km attraversava fiumi, canali e zone con dislivelli, richiedendo la costruzione di numerosi sifoni in ghisa e tratti in cemento.
3. Gli acquedotti oggi: tecnologia e complessità
Inizialmente il sistema era semplice: fonte, tubo, fontana in città. Successivamente l’acqua è arrivata nelle case e sono nati gli impianti di trattamento. Oggi è inaccettabile rimanere senz’acqua: occorre garantire il servizio sempre, con diverse fonti e collegamenti tra acquedotti. Se un tubo non funziona, l’acqua arriva da un altro. Allo stesso tempo è nata l’esigenza di ridurre le perdite, diminuendo la pressione e migliorando tubazioni, canali e giunti.
La rete attuale di Reggio Emilia comprende: 12 acquedotti di pianura/pedecollina (falda), 1 acquedotto principale di montagna (sorgenti), 8 acquedotti minori di montagna (sorgenti). Nel 2023 sono stati prelevati 44 milioni di m³, di cui l’82% da falda, l’8% da sorgente e l’11% da acque superficiali. La rete fognaria è composta da 2.141 km di rete mista, 784 km di rete bianca e 569 km di rete nera. Ci sono 218 impianti di depurazione, con 54 milioni di m³ di acqua depurata. Il sistema è complesso: occorrono infrastrutture, gestione delle pressioni, protezione delle captazioni, impianti di filtrazione e garanzia microbiologica tramite disinfezione con raggi UV e cloro. È fondamentale il monitoraggio continuo e quello delle perdite, con interventi di riparazione in tempo reale.
Dal 2001 al 2016 è stata realizzata la razionalizzazione della rete idrica di Reggio Emilia (4.960 km): la percentuale delle perdite è passata dal 35% al 25%. Nel 2016, 46.660.000 m³ immessi, 32.600.000 m³ consumati, con una percentuale di perdite lorde del 25%. La dotazione idrica era di 253 l/ab*giorno, con 473.000 abitanti serviti e un consumo di circa 190 l/ab*giorno. Anche la sostenibilità energetica è migliorata: nel 2003 si prelevavano 52 mln m³ consumando 30 mln kWh e si servivano 430.000 abitanti; nel 2024 si prelevavano 44 mln m³ consumando 22 mln kWh e si servivano 500.000 abitanti. Dal 2016, il depuratore di Mancasale immette nel canale ad uso irriguo 6 milioni di m³ di acqua all’anno. Significa che altrettanti milioni di metri cubi d’acqua non sono prelevati dall'ambiente e possono essere utilizzati per uso civile.
4. Acqua e clima: la nuova frontiera
Oggi l’acqua è messa alla prova dal cambiamento climatico. Si osservano siccità in Sicilia (2024), California (2021) e Francia (2003). Le anomalie della temperatura globale dell’aria sono crescenti. Nel 20° secolo si osservano tendenze nelle precipitazioni e si prevedono riduzioni del deflusso fino al 50% per aumento di temperatura di +2°C.
In Austria, dal bilancio idrico si è osservato un aumento dell’evaporazione di 80 mm/anno (17%), con valori medi P=1247 mm/a, Q=732 mm/a, E=514 mm/a (P è precipitazione, Q è deflusso superficiale e sotterraneo, E è evaporazione). Quest’aumento nell’evaporazione in Austria è pari a tutta l’acqua bevuta da tutte le persone del mondo.
Nell’Italia settentrionale, come nel caso del Fiume Po a Pontelagoscuro, si registra un calo delle magre (la portata idrica durante periodi di siccità) dovuto a cambiamenti nel regime delle precipitazioni, e a un aumento dell’evaporazione e dell’uso irriguo.
Per affrontare queste sfide, l’idrologia diventa scienza strategica, perché serve a pianificare l’uso dell’acqua, supportare le politiche di adattamento climatico, migliorare la sicurezza e la resilienza del sistema idrico. Gli strumenti chiave sono: sensori e stazioni idrometriche, satelliti e droni, database e sistemi GIS, modelli previsionali idrologici e climatici.
5. L’acqua come bene comune
Inizialmente la gestione dell’acqua era affidata a un singolo comune. A causa della crescente complessità del sistema, la gestione è stata estesa ai consorzi, poi a strutture ancora più grandi, fino alle multiutility, che grazie alla gestione sovraprovinciale ottimizzano risorse umane e materiali. L’acqua resta un bene pubblico, anche se la gestione può essere privata, garantendo qualità a costi accessibili. Il referendum del 2011 ha abrogato la remunerazione del capitale investito nelle tariffe dell’acqua. Le tariffe sono stabilite dall’autorità nazionale ARERA, commisurate agli investimenti reali e controllate da enti pubblici, per garantire trasparenza, equità e qualità del servizio.
I modelli gestionali possono essere pubblici o privati. Le multiutility, spesso a partecipazione pubblica, sono selezionate tramite gara. I comuni possono scegliere anche la gestione in house, ma è spesso più costosa. Gli acquedotti complessi richiedono economie di scala (cioè la possibilità, grazie a strutture più grandi, di ridurre i costi unitari e aumentare l’efficienza), tecnologia avanzata e investimenti ottimizzati.
A Reggio Emilia è stato adottato un modello innovativo: ARCA, con 60% di partecipazione pubblica e 40% privata, scelta tramite gara. ARCA unisce professionalità e amministrazione pubblica, con attenzione al territorio, alle perdite ridotte e alla qualità elevata. Una lungimiranza nella gestione delle acque che ha le sue radici nella storia, a partire dall’epoca romana.
Osservazioni finali
Il percorso invisibile dell’acqua non conosce confini. Dipende dal clima e dai cambiamenti climatici, che sono globali. Anche l’adattamento richiede energia, e anche questa rappresenta una sfida globale. Per questo motivo, servono strategie condivise a livello interprovinciale, nazionale ed europeo. Solo la cooperazione oltre confine garantisce sostenibilità, sicurezza idrica ed energetica.
Infine, è importante che noi cittadini usiamo l’acqua responsabilmente: non sprecarla, proteggere fiumi e laghi dall’inquinamento, promuovere un uso sostenibile in agricoltura e industria.
Reggio Emilia, 28 novembre 2025
Mauris pretium, ipsum et lacinia molestie,
Duis vitae libero eu quam volutpat dictum et ac tortor. Ut luctus sapien iaculis rhoncus posuere. Praesent vel leo sed ex facilisis volutpat sit amet vitae leo. Aliquam tristique neque vitae dui imperdiet bibendum. Morbi scelerisque fringilla felis vel mattis. Sed porta, dolor max
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit.
Phasellus a velit maximus, hendrerit mauris non, convallis ex. Sed aliquam feugiat purus vitae venenatis. Curabitur et mi quis massa tristique congue vel a purus.
Donec scelerisque, tortor et interdum porttitor,
Duis vitae libero eu quam volutpat dictum et ac tortor. Ut luctus sapien iaculis rhoncus posuere. Praesent vel leo sed ex facilisis volutpat sit amet vitae leo. Aliquam tristique neque vitae dui imperdiet bibendum. Morbi scelerisque fringilla felis vel mattis. Sed porta, dolor max
Lorem Ipsum is simply dummy text of
Lorem Ipsum has been the industry's standard dummy text ever since the 1500s